15 dicembre 2024
- Carlo De Luca – Cancelliere
- Luca Capata – Arancio
- Riccardo Canepa – Bianco
- Andrea Ranieri – Blu
La Terza Cronaca che mi appresto a descrivere narra di eventi ben lontani dal tempo in cui la Dinastia Federiciana venne fondata. Essa diverge dalle precedenti come lo zucchero e il miele divergono dall’acro sapore della carne bruciata sul vivo fuoco, per i motivi che spiegherò.
Federico, che conquistò il potere con la forza delle armi e con esse, protesse il giovane Regno dagli Esuli, nella sua saggezza affidò il destino futuro della propria dinastia non alla grandezza militare ma al Segreto più Oscuro; ad una fede così arcana e misteriosa che le armi a nulla sarebbero valse contro di essa.
A distanza di una generazione le ragioni di tale scelta si erano perse, e non ebbe il nuovo cancelliere sentore di come l’antica decisione avrebbe guidato la sua mano sul trono. Né lo capirono gli altri, gli Esuli che cercarono in questi anni di strapparne il potere.
Ereditava, l’attuale cancelliere, un impero piccolo ma fiorente, incentrato su pianure fertili ed una costa rigogliosa. Avendo egli trovato una preziosa reliquia, un Tamburo VerdeDrago che ovunque faceva accorrere volontari al suo passaggio, pensò bene di creare un grande esercito e stroncare sul nascere qualsiasi opposizione al suo, pur benevolo, dominio.
Ma nessuno gli si oppose! Solo la volpe Arancio cercò di controllare qualche isolata provincia. Ma vide, forse, le schiere armate che sempre seguivano il cancelliere e capì che, se egli si fosse mosso contro di lui lo avrebbero schiacciato. Non dichiarò guerra quindi, contento e soddisfatto di regnare nella sua minuscola periferia. Ugualmente il Bianco non lo attaccò ma si alleò con i nomadi del deserto, unendo le proprie sorti e ricchezze ad essi – cosa che, ammetto, lo arricchì non poco. Con i soldi guadagnati comprò i volubili favori del popolo e levò alto – in mezzo alle iurte dei nomadi – il Vessillo del Favore del Popolo e la Visione di Vittoria che ad esso si accompagnava.
Ancor più pericoloso si rivelò per il Cancelliere un criminale, il Blu, che nel cuore di una palude aprì una bisca clandestina e grandemente si arricchì con essa. Con i soldi comprò dei segreti e, con orrore e sconcerto, strappò al cancelliere il Vessillo del Segreto più Oscuro.
Cominciò così, tra lui ed il Cancelliere stesso, una gara che ai più sarebbe apparsa buffa ed insensata. E l’uno rubava il Vessillo all’altro, che tosto lo riprendeva allo stesso modo. Ed essi avrebbero continuato forse così a lungo, dando tempo e modo agli altri due Esuli di trovare la loro strada al successo; ma la sorte arrise al Cancelliere: forse lo spirito del vecchio fondatore guidò il dado (Tiro del dado a fine quinto turno: avendo fatto il cancelliere 6, la partita è terminata) al termine del Quinto Turno, portando conclusione a scontro e Cronaca mentre il Vessillo era appena tornato nelle mani del Cancelliere.
Egli vinse, senz’altro merito che non fosse il semplice titolo di Cancelliere. Amaro fu lo scotto per il Bianco e per il Blu. Più ancora per l’Arancio, che a differenza loro neppure aveva – ancora – una Visione di Vittoria.
Il cancelliere incredulo colse l’alloro della Vittoria. Uomo greve e semplice, più a suo agio negli accampamenti militari o condurre campagne belliche che seguir preti in processione, scelse per il proprio successore il Titolo di Custode del Potere. La Dinastia sarebbe vissuta o morta, nella Cronaca futura, in base al controllo dei territori imperiali. Egli ne lasciava di nuovi ai propri, avendo acquisito in campagne incruente Steppe e Paludi. Le pianure che erano il fulcro del potere imperiale egli protesse con una Grande Muraglia, eterno monumento alla sua Grandezza.
Chiudo qui la Terza Cronaca, quasi lieto che in essa non abbia dovuto scrivere di guerre, campagne, battaglie; terre prese e strappate. Le vicende che rendono Grandi i Regnanti ed epiche le narrazioni ad esse dedicate sono infatti – per chi le vive – tragiche e dolorose; pregne di lutto e sofferenza indicibile. Chi scriverà le prossime Cronache, son certo, non avrà la mia fortuna.